“Sì, bisogna ripartire. Ma al primo posto, nella mia scala di valori, c’è sempre la salute delle persone che sono la linfa d’ogni impresa. Senza di loro l’azienda non esisterebbe”.

“Non vorrei essere al posto di Conte, ma sono convinto che il premier sia affiancato dalle personalità più competenti in circolazione. Cosa mi aspetto? Che faccia riaprire le fabbriche dopo Pasqua. Ritengo che possa essere una decisione sensata, considerando le informazioni che arrivano dal comitato scientifico. Il picco della pandemia in Italia è previsto in queste settimane centrali del mese, poi dovrebbe iniziare la fase discendente. Ribadisco: può essere la mossa giusta per tutti, non solo per noi imprenditori. La fase due? Si riprenderà a lavorare scaglionati, ci organizzeremo con i turni. Tutta questione di buona volontà: noi alla Biesse già due giorni dopo il primo decreto eravamo pronti al 90%. Figuriamoci adesso”.

Roberto Selci, Amministratore Delegato di Biesse, illustra al Corriere Adriatico una strategia per la ripartenza, ponendo al primo posto la salute delle persone, la linfa vitale di ogni impresa. Una ripartenza condotta rispettando tutti i criteri che garantiscono la sicurezza dei lavoratori e permettendo alle aziende di ricominciare a fatturare poiché “riaprire è importante per tutti. Un principio, poi, che è ancora più ferreo per quelle aziende, come la nostra, che al 90% vivono di esportazioni. Oggi il 70% del mondo è fermo, ma l’altro 30% no, e non ci aspetta”.

“Era un concetto chiaro già prima che s’imponesse l’emergenza Coronavirus: tra cinque anni il nostro modo di vivere sarà tutt’altro. L’intelligenza artificiale modificherà nel profondo i nostri standard. Un processo, questo, che verrà accelerato dal diffondersi del virus. Dalla minaccia dobbiamo trarre il meglio: un insegnamento”.

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